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Uomini diversi tra loro e storie diverse tra loro. Uomini i cui destini si intrecciano, si influenzano, si divaricano. Francesco Cirio è l'eroe del tempo più antico, l'avventuriero che fa esplodere in mille idee la povertà della sua infanzia. Comincia da un piccolo mercato e conquista una sedia al tavolo dei potenti, vende il "made in Italy" quando questa espressione non esiste ancora. Non è un industriale, è un fantastico commerciante di idee e dei prodotti della terra italiana. Saprà suggestionare un ragazzo di nome Pietro Signorini, che un giorno vede Cirio al lavoro nella sua Casalpusterlengo. Pietro studia e impara, spinto soprattutto da una insaziabile etica dell'impresa e dal talento di chi riesce a vedere lontano. Pietro cresce e crea l'industria alimentare del domani. Nel 1900, l'anno in cui nasce la Cirio, l'uomo che le dà il nome è solo l'antico patriarca di un sogno. Con l'azienda non c'entra più nulla: non è suo il progetto, non è sua l'idea, non è suo il capitale. Cirio è un omaggio al suo nome. Signorini, che viene dal Lodigiano, decide che sarà Napoli la terra promessa. La Cirio è subito innovazione. Ma la storia non si ferma qui. Pietro muore a quarantacinque anni, e suo fratello minore Paolo ne prende il posto, quando ha solo trentadue anni. E nel giorno del passaggio nasce davvero il futuro dell'industria alimentare italiana. La Cirio diventa un simbolo. Paolo Signorini inventa uno stile industriale che prima di lui non si è mai visto. Vive per l'azienda e l'azienda vive per lui. "Convento ricco", ripete ogni giorno, "e frati poveri". La sua Cirio deve macinare utili non per regalare la dolce vita ai suoi azionisti, ma per migliorarsi, per tenere viva l'antica sfida lanciata un tempo da Francesco Cirio e da Pietro Signorini.